Era una mattina insolita, come insolito era per me svegliarmi alle cinque per girovagare senza meta nel piazzale antistante l'università.Tutta questa stranezza era dovuta alla mia agitazione interiore che mi impediva di fare qualsiasi cosa che non fosse vagare.

Mentre salivo le scale del piazzale per far girare un po' le lancette dell'orologio, mi imbattei in una cornacchia che stava uccidendo un piccione.

Non ho mai capito se mi sia stato insegnato a non apprezzare i piccioni oppure sia qualcosa che nasce da me, fattostà che benchè solitamente mi piacciano gli animali non provo molta simpatia per i colombi.

Le cornacchie invece sono animali che mi piacciono tantissimo, al punto che mi piacerebbe essere simile a loro.Pensai allora, vista la mia simpatia per questi animali, di immedesimarmi con la cornacchia e di essere felice per lei, felice del fatto che avesse trovato un lauto pasto e che potesse iniziare la giornata nel migliore dei modi: a pancia piena.

Guardai per un attimo il piccione e pensai che fosse spacciato, non era il caso di cercare di aiutarlo; oltre a fare un danno alla cornacchia avrei finito per aiutare un animale a protrarre avanti la sua sofferenza.

Feci rapidamente dietro-front per non distrarre la cormacchia dal suo lavoro.Passata circa mezz' ora ritornai a vedere se la cornacchia se ne fosse andata.

Quando, salito l'ultimo gradino, vidi che non c'erà più nulla di vivo mi avvicinai completamente al piccione.Era ancora li insanguinato e morto, la cornacchia ne aveva mangiato un po' e tutto il resto era li. Fu nel contemplare la morte del piccione che mi ricordai il modo in cui aveva alzato il capo quando mezz'ora prima stavo salendo l'ultimo gradino, sembrava fosse l'ultimo atto della sua vita e sembrava guardasse per l'ultima volta il suo mondo e nel guardare il suo mondo che se ne andava cercasse di catturare con gli occhi gli ultimi raggi di luce per portarli via con lui lontano ovunque andasse.

Quanta solennità nella morte del piccione, provai una fitta di compassione. Il desiderio di vita di quell'animale era qualcosa che aprezzavo.

Passarono giorni e poi mesi, arrivò l'estate e arrivarono le 13 di un giorno qualsiasi, stavo camminando con una meta ben precisa senza fretta ma nemmeno piano, mentre mi accingevo a entrare nel cono d'ombra che un ponte della ferrovia proiettava su strada e marciapiede vidi una cornacchia in mezzo alla strada, era li ferita dove da un momento all'altro poteva passare una macchina... un pensiero si fece strada nella mia testa: dovevo salvare la cornacchia, andare in mezzo alla strada ed impedire che qualche macchina la investisse e poi curarla in qualche modo, non sapevo però come fare a non rischiare di venir investita; la cormacchia si trovava sotto il ponte in una zona di penombra e sarebbe stato difficile scorgermi per le macchine.Mentre pensavo a come non farmi investire arrivò velocissima una macchina beccò in pieno la cornacchia e poi una volta passata non ci fu più nulla da fare.

Negli istanti successivi quando mi avvicinavo alla cornacchia mi parve di cogliere uno scintillio nel suo occhio rivolto alla strada, un brillio che subito dopo si spense, era la luce che l'animale regalava al suo mondo prima di andarsene.

La cornacchia era morta, la sua morte era avvenuta in penombra per via del ponte, come in penombra vista la mattina non ancora matura, era arrivata la fine di quel colombo, mesi prima.

Il destino del piccione era stato quello di essere una vittima, nel suo modo di morire avevo visto un estremo attaccamento alla vita, questo amore per la vita mi aveva creato un senso di compassione.

Nel ghuizzo dell'occhio della cornaccchia avevo visto sicurezza della fine e lo avevo interpretato come l'ultimo regalo dell'animale al suo mondo.

L'una era una preda, l'altra un predatore, la preda coglieva ciò che poteva fino all'ultimo dalla vita, il predatore nell'ultimo istante della sua vita non prendeva più nulla, la sua consapevolezza di aver perso la possibilità di predare la faceva voltare indietro a regalare il suo ringraziamento a quel mondo che l'aveva vista nascere.

Il destino del piccione potrebbe essere più simile al mio destino di quanto non lo sia quello della cornacchia, forse è questa consapevolezza a farmi apprezzare la seconda ma non il primo.

Eppure... poche settimane fa quando passando vicino ad un giardino incrociai lo sguardo di una cornacchia apollaiatasi su un ramo a meno di un metro da me, non ho potuto fare a meno di interpretare come segno di complicità il suo fissare il suo curioso occhietto nel mio.





 



l'immagine della cornacchia l'ho rielaborata
a partire da una foto di questo sito:
http://www.the-cure.it/igallery31/igallery.asp

storia di un corvo

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